venerdì 23 maggio 2014

Come ti distruggo un pezzo di città - il rischio idrogeologico in Sardegna

L'82% dei comuni della Sardegna convive, almeno in una parte del suo territorio, con un rischio idrogeologico elevato.

Sono ben 1523 le frane censite che ricoprono una superficie complessiva di circa 1471 chilometri quadrati, pari a circa il 10% dell'isola. 

In Sardegna 337 sono i ponti stradali che in caso di eventi meteorologici intensi potrebbero essere causa di inondazioni, mentre sono 15 i ponti ferroviari, 128 edifici costruiti in aree di pertinenza fluviale, 44 strutture fognarie sono ancora insufficienti, 31 opere di difesa del suolo non sono più efficienti o non sono correttamente manutenute, 198 sono i punti di alvei o fiumi che necessitano di manutenzione.

Allo stato attuale sono solo 233 su 377 i comuni sardi dotati di un piano di emergenza, strumento indispensabile per la prevenzione dei rischi e atto a fronteggiare l'emergenza, e 147 su 308 i comuni che hanno un Piano Rischio Idrogeologico

È molto importante la prevenzione, intesa pure come informazione, può anche costare poco in termini economici ma far guadagnare molto sotto l’aspetto della sicurezza e della tranquillità di intere comunità e bacini idrografici.


Proprio questo è l’argomento di un interessante report, intitolato Progetto Cleopatra, appena realizzato dal geologo Giampiero Petrucci,  sui luoghi colpiti dall’alluvione del 18 novembre 2013. La relazione, 45 pagine di denuncia e critica costruttiva, corredata da una cinquantina di foto e mappe, illustra compiutamente i fatti, le cause, gli effetti e soprattutto le soluzioni di quanto accaduto in Sardegna prima, durante e dopo la catastrofica alluvione che ha stravolto i territori di 63 Comuni e lasciato sul campo 18 vittime. 

Petrucci ribadisce ed approfondisce come l’origine atmosferica dei fenomeni, il consumo del suolo cui è stata sottoposta l’isola negli ultimi 50 anni, la mancata prevenzione e l’inadeguatezza della cartografia attualmente in vigore che, giungendo oltre tutto in ritardo, certamente non ha agevolato una corretta pianificazione urbanistica.

In questo contesto la figura del sindaco assume un ruolo-chiave. 

Nessuno meglio dei sindaci e dei loro concittadini conosce il territorio in cui vivono ed abitano: dunque devono essere loro i primi referenti per qualsiasi operazione ed attività di ripristino come di prevenzione. Se ben supportati ed adeguatamente informati, i sindaci possono diventare la chiave di volta per la messa in sicurezza dei loro Comuni.

http://urbanistikatecnica.blogspot.it/2014/03/piano-stralcio-per-lassetto.html



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