giovedì 1 maggio 2014

Come ti distruggo un pezzo di città - l'ecomostro del colle di San Michele

Alle pendici del colle di San Michele, affacciato sulla via Jenner e proprio a poche centinaia di metri dall'ospedale Brotzu, sorge lo scheletro di una megastruttura sanitaria mai completata: si tratta di 53mila metri cubi di calcestruzzo, ferri e mattoni forati completamente abbandonati su una superficie di poco meno di 3 ettari.

Nel marzo del 1988 la società Predelta s.r.l., secondo molti legata all'ex sindaco Emilio Floris, chiese la concessione edilizia per l'area in questione (allora classificata come zona G2, ovvero area per servizi generali).


Non ricevendo risposta dal Comune di Cagliari, guidato prima da De Magistris e successivamente da Dal Cortivo, la società ricorre al T.a.r. che impone al Consiglio Comunale una decisione: il 28 gennaio 1991 infatti il Consiglio approva il progetto di una immensa struttura sanitaria privata (la più grande clinica della città) specializzata e convenzionata per la lungodegenza dei malati provenienti da altre strutture, pubbliche o private. 

Immediatamente, come testimoniato da diversi residenti della zona e da frequentatori del colle di San Michele, viene tirata su un'alta rete di protezione per chiudere quell'area, un tempo adibita a pascolo e a uliveto (ancora fortunatamente presente in parte).


Nel giro di qualche mese sorge un gigantesco scheletro di cemento armato: l'edificio nord in pianta è assimilabile a una "X" e l'edificio sud, più alto di quello nord di una decina di metri, sempre in pianta, è simile a una "Y", come facilmente verificabile attraverso l'utilizzo di immagini satellitari e aeree.

Dopo la realizzazione delle strutture di base, dei vani scala e dei vani ascensori, la costruzione subisce un arresto inspiegabile.


Come riportato da un articolo di Ennio Neri su Il Sardegna del 12 luglio 2010, "dopo la costruzione dello scheletro del fabbricato, il progetto si arena. Fonti dell’assessorato all’Urbanistica parlano di una variazione nelle norme che consentivano, prima, per un utilizzo del genere, un’altezza dei locali tot, altezza che in seguito è stata aumentata. Questo dovrebbe essere il motivo (o il pretesto) tecnico di ostacolo alla realizzazione della struttura. Tutta l’operazione si è svolta a cavallo di un quadro normativo vecchio ed uno nuovo".

Il blocco dei lavori arriva dopo l'edificazione delle sole strutture. La realizzazione dei muretti in laterizio che sono attualmente presenti avviene infatti più di 15 anni dopo senza una programmazione precisa del lavoro e dopo le tante segnalazioni di insicurezza e pericolo dello stabile in questione.


Nel 2010, a distanza di 22 anni dalla richiesta di concessione edilizia, sempre Neri scrive che "in un'interrogazione depositata in consiglio 4 consiglieri comunali di opposizione (Andrea Scano, Claudio Cugusi e Ninni Depau, Pd e Giorgio Cugusi, Città promessa) denunciano il pesante impatto della struttura sul colle di san Michele. E chiedono al sindaco di conoscere la proprietà attuale dell’immobile, i motivi alla base dell’interruzione dei lavori e soprattutto quali iniziative intendano porre in essere per salvaguardare il valore paesaggistico del colle".

Andrea Scano, allora all'opposizione e adesso Presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Cagliari, nonché uno dei proponenti dell'iniziativa del 2010, aggiunge "che dal versante dell’opposizione non possiamo fare un granchè… nel senso che non abbiamo in mano le leve per modificare certe cose. Abbiamo però la possibilità (e il dovere) di vigilare, denunciare, criticare, pungolare".


Attualmente il sito è frequentato da bande di ragazzini in cerca di brividi, da writers che anche nei tempi recenti sono entrati per i loro disegni e da senzatetto che qui hanno trovato un posto protetto dalle piogge per trascorrere l'inverno.

La recinzione non esiste praticamente più e le elementari misure di sicurezza sono completamente disattese: si può infatti finire dentro un buco senza nemmeno accorgersi, si può inciampare su uno dei migliaia di ferri d'armamento delle strutture ed è facilmente possibile imbattersi in tossicodipendenti e balordi. 

Tutto attorno alla struttura è una immensa discarica: copertoni, tavole di legno, giocattoli, vestiti, sedie, tavoli, vecchi elettrodomestici.


Affianco alla struttura, da una parte un vasto uliveto nel quale in autunno vengono lasciate a marcire diverse tonnellate di olive, dall'altra, verso il colle, è presente quello che sembrerebbe l'avviarsi di un cantiere mai finito per la realizzazione di una nuova entrata (dedicata al lato nord-est) al colle di San Michele: ci sono infatti panchine, sentieri, lampioni.

Nonostante la violenza che è stata fatta alla città con l'edificazione di quello che è possibile definire a tutti gli effetti un vero e proprio ecomostro, è impressionante, magico e romantico (nel senso tedesco del termine) l'accedere a questo luogo. 


Da una parte c'è il degrado urbano, la cementificazione vera e propria e senza criterio, il non-senso e la standardizzazione delle forme fatta da mediocri architetti e modesti ingegneri.

Dall'altra parte c'è una natura che negli anni si è riappropriata di questo posto creandovi una situazione fuori dal normale, completamente anacronistica e sicuramente da vivere. In silenzio.

1 commento:

  1. Stesso discorso per l'impianto abbandonato di potabilizzazione sul colle di San Michele.

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